An Italian court has ruled that some managerial appointments involving foreign directors should never have occurred. Tom Alberto Bull on the new controversy facing Italian museums…
Venti di cambiamento
Nonostante il fatto che i musei italiani possiedano alcuni reperti tra i più preziosi del mondo, spesso non sono all’altezza delle aspettative a causa della cattiva gestione, una mancanza di investimenti e un’incapacità di promuoverli in maniera adeguata. Attualmente è in corso una battaglia tra il governo italiano e le autorità giuridiche per una decisione controversa che potrebbe avere un effetto diretto sugli sforzi volti a rianimare il settore.
Dopo una serie di nomine di direttori stranieri, che hanno contribuito ad un enorme aumento del numero di visitatori nel 2016, un tribunale locale ha emesso una sentenza per la quale alcune nomine non sono ritenute valide per una mancanza di trasparenza durante il processo di selezione. Il ricorso è stato avviato da due curatori italiani che sostenevano di avere presentato delle ottime domande per tutti e cinque i posti messi al bando nei diversi luoghi dove si cercava una persona, ma senza successo. A seguito di un’indagine sulla gestione delle nomine, il tribunale ha deciso che i colloqui condotti su Skype erano stati carenti.
La decisione ha lasciato perplesso il ministro italiano della Cultura, Dario Franceschini, il quale intende presentare subito un ricorso. Ha respinto ogni critica sul processo delle nomine, affermando che la commissione internazionale di esperti era stata selezionata accuratamente proprio per assicurare l’imparzialità. Ora teme che la sentenza possa danneggiare il lavoro compiuto negli ultimi due anni per dare una scossa al settore dei musei – un intervento promesso da Matteo Renzi mentre era primo ministro.
Questa disputa sgradevole coincide con la scoperta di sei importantissimi reperti che erano andati perduti ma che apparivano in una lista di oggetti in vendita in una galleria di New York. I sei reperti che erano stati derubati circa vent’anni fa e portati clandestinamente negli Stati Uniti hanno un valore complessivo di circa $100,000. Tra i reperti c’è un guerriero di bronzo della Sardegna di 2,800 anni. Ora che i reperti sono stati rimpatriati, l’Italia deve decidere dove metterli in mostra e a chi affidarne la responsabilità.
Una risoluzione rapida per il ricorso sarebbe opportuna per tutte le parti. Ma forse si tratta di un’illusione dal momento che il processo legale in Italia è notorio per la sua lentezza. Anzi, il direttore tedesco delle Gallerie degli Uffizi a Firenze (che nel 2016 per la prima volta ha superato i due milioni di visitatori) ha dichiarato al giornale Repubblica che la sentenza potrebbe paralizzare i progressi compiuti recentemente.
Altri paesi guardano al patrimonio culturale dell’Italia con invidia, ma finché non esiste una strategia chiara di innovazione il settore sarà destinato a rimanere indietro rispetto alle sue controparti europee.
Winds of change
Despite having some of the most treasured historical artefacts in the world, successive years of poor management, under-investment and lack of promotion have led to Italian museums falling short of expectations. Now a battle has ensued between the Italian government and its courts over a controversial ruling which could have a direct impact on a concerted effort to inject new life into the sector.
Following a series of foreign managerial appointments, who have contributed to a huge increase in the number of visitors in 2016, a local court has ruled that some of the appointments are invalid due to a lack of transparency in the selection process. The case was brought by two Italian curators who claimed that they each put in strong applications for all five advertised job vacancies in different locations, to no avail. Following an investigation into how the applications were handled, the court found that the interviews were unsatisfactorily conducted over Skype.
The Italian Culture Minister, Dario Franceschini, was left incensed by the decision and has vowed to appeal the case immediately. In response to the criticism of the hiring process he has claimed that the international panel of directors was carefully selected to ensure impartiality. Now he fears the ruling could undermine the efforts of the past two years to shake up the museum sector – a pledge launched by Matteo Renzi during his time in office.
This unsavoury dispute happens to coincide with a major find of previously lost Italian artefacts which has been listed for sale by a gallery in New York. The six items, which were looted some twenty years ago and smuggled to the US, have a total value of almost $100,000 and include a 2,800-year-old miniature Sardinian bronze warrior. Now that the items are being returned, Italy needs to decide where best to display them and who is to be put in charge of the process.
It would be beneficial to all parties for the appeal to be swiftly resolved. This may be wishful thinking as the Italian legal process is renowned for being particularly slow. Indeed the German head of the Uffizi Galleries in Florence, which for the first time in 2016 attracted over two million visitors in one year, has told La Repubblica that the ruling threatens to paralyse the recent momentum.
Other countries look at Italy’s cultural heritage with envy but until there is a clear strategy to bring the sector up to speed it is destined to lag behind its European counterparts.